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FRAMMENTI LIRICI

Riccardo Gusmaroli - Enzo Forese

10 marzo - 30 marzo 2007


Frammenti Lirici evoca perfettamente quella breve ma intensa intersezione di contenuti che si crea fra i lavori di Riccardo Gusmaroli ed Enzo Forese.

Frammenti Frammenti sono quelli che propone Gusmaroli, che per l’occasione si è appropriato, senza eccessivi timori sacri, ma conservando la dovuta riverenza, del più classico dei classici dei maestri, di vere e proprie  icone, fra le più universalmente riconoscibili dell’arte di tutti i tempi: frammenti del Michelangelo della Cappella Sistina.
Al frammento Forese ci riporta invece per la dimensione, volutamente ridotta e minima, dei suoi lavori. Frammenti che si autoconcludono e autocontengono e paiono perfetti nella loro essenzialità e sintesi. Frammenti tuttavia capaci di non lasciare la sensazione di interrotto, di non finito e di non detto perché quelle passeggiate verso il mito classico, la casa di Esiodo o di Eraclito o i fiori di loto, sono come percorsi di riappacificazione con l’origine (dell’autore certo, ma anche nostra, che pur sempre siamo figli del greco mar).
Lirici Lirica e scrittura, poesia. Per ammissione di Gusmaroli, il tratto (verrebbe da chiamarlo ritmo) che lo caratterizza, personale e riconoscibile come una calligrafia, è una sorta di scrittura automatica su cui solo in un secondo momento interviene la lucida e controllata verifica di pesi ed equilibri. La mano dell’artista è spinta a modificare, trasformare e tradurre i particolari, frammenti appunto, di Michelangelo. La mano di Gusmaroli si porta, o si lascia portare, da una dettatura “inconscia” e spontanea, in una sorta di volteggio leggiadro, di ricamo, di passo di danza, su particolari dei visi e dei corpi più noti della Sistina. Ne nascono icone nuove e rinnovate, sia per colore che per visione. Una nuova veste, fatta di colori acidi e contemporanei, ammanta l’immagine originale che trasforma i solidi e maestosi volumi michelangioleschi in leggere figurine miniaturizzate.
E fanno pensare a Poesie, o a “quotidiani appunti”, i fiori  ed i paesaggi di Forese. Paiono idee, lampi, illuminazioni improvvise che l’autore riporta su piccole tele o tavole, come fossero block notes, per non lasciarseli scappare e sfuggire. Quello che muove Forese sembra essere un processo ineluttabile, inevitabile, in un certo qual modo “automatico” anche per lui. Queste immagini, brevi e rapide come polaroid, sono lì (o qui, davanti a noi) e non potrebbero essere altrove. Sono le idee, le suggestioni e le ispirazioni che attraversano il quotidiano pensiero di un artista, esattamente come si può immaginare che un musico prenda nota di una melodia o un poeta di una parola, di un verso…per poi magari tornarci dopo anni per un attento e meditato labor limae. Sono paesaggi minimi e nature morte che vengono a comporsi attraverso pochi ma solidi volumi ed un tratto marcato e deciso fatto di segni essenziali e campiture cromatiche nette. E che si tratti di un mito, di un fiore immaginario o della casa del poeta greco ai piedi del monte delle Muse, il linguaggio resta sempre “primitivo” ed elementare, privo di abbellimenti e fronzoli, capace di farsi pregno di contenuto. Così era d’altronde il linguaggio del mito.

Gusmaroli e Forese hanno il grande pregio di saper proporre e affrontare temi alti ed eterni senza perdere in leggibilità e fruibilità, forma sempre apprezzabile di rispetto verso lo spettatore e inequivocabile segno di maestria e consapevolezza.
E sui lavori di entrambi, visionari e romantici, ma così profondamente distanti per visione e tipo di figuratività proposte, torna in mente il Calvino delle Lezioni Americane (non a caso una recente edizione ha un’opera di Gusmaroli in copertina): i due artisti sembrano agire per  semplificazione e sottrazione di peso, ispirati da quella “leggerezza della pensosità” capace di far apparire pesante e opaca la frivolezza.

Eccoli dunque, Gusmaroli e Forese, eccoli muoversi fra i Frammenti Lirici che ci offrono, eccoli venirci incontro sì come colui che leggerissimo era…

 

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